Francesca Santucci
TORNASSE A ME LA TUA VOCE UNA MATTINA
A mio padre
Puntuale, come in primavera a ritornare fra i cieli turchini la rondine d’oltremare, come il candido fiore di ciliegio che al bacio del sole riprende a rifiorire, come la rugiada che si giace sulla foglia all’alba, tornasse a me la tua voce una mattina, di nuovo a chiamarmi “figlia”, “tesoro”, “amore”: di gioia splenderebbe il buio del cuore! Ma è nel più doloroso dei silenzi che le tue parole la morte ha soffocato e nelle tenebre oscure me ha scaraventato.
Come vorrei che mai fosse trascorso il tempo, con il sorriso gioioso di bimba sopra il viso contro il tuo volto stanco dal lavoro correrti incontro e dirti “babbo caro”, ma breve come un sospiro ti fu la vita, padre, rapida come il lampo, dal tuono incalzato presto si dileguò.
Fu la mia mamma un giorno il fiore, ma tu, tu fosti l’albero, permango io radice ormai dispersa invano la luce a ricercare in questo maledetto sotterraneo inferno ove oramai per sempre è sempre inverno.
(antologia AA.VV, "Vento a Tindari", Kimerik 2016)
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Francesca Santucci, Tornasse a me la tua voce una mattina, LucaniArt 2017 (poesie)
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