dal libro
Donne protagoniste
Marylin Monroe
(1926 -1962 )

Quel che ho dentro nessuno lo vede
ho pensieri bellissimi che pesano
come una lapide.
Marilyn Monroe
Marilyn Monroe nacque il 1° giugno del 1926 a
Los Angeles come Norma Jean Baker Mortenson (Baker e Mortenson erano
rispettivamente i nomi del primo e del secondo marito di Gladys Monroe,
sua madre, nessuno dei due era suo padre). In seguito a disturbi mentali, Gladys fu
spesso costretta a ricoveri in ospedale psichiatrico e Norma Jean
trascorse un'infanzia allo sbando, fra affidi e orfanotrofi. A 16 anni si sposò, e nel 1944, mentre il
marito era arruolato in Marina, fu notata dal fotografo David Conover, che
la convinse ad iscriversi ad una scuola e ad intraprendere la carriera di
modella.
A vent'anni divorziò, si schiarì i capelli, divenne Marilyn Monroe e,
prima come comparsa, poi in ruoli rilevanti, iniziò la folgorante carriera
che in breve l’avrebbe portata a divenire sex-symbol e star
internazionale. Giungla d'asfalto, Eva contro Eva,
Niagara, Come sposare un milionario, girati con i più grandi
attori del tempo, sono solo alcuni dei titoli che l’avrebbero
definitivamente consacrata nell'Olimpo delle stars più amate dal pubblico. Fragile, emotivamente instabile, Marylin ebbe
molte storie d’amore e tutte tormentate, col campione di baseball Joe Di
Maggio, che sposò ma dal quale divorziò dopo meno di un anno, col
commediografo, Arthur Miller, che pure sposò, con l’attore Yves Montand, e
poi prima con John e poi con Bob Kennedy. Bella e seducente, ammirata come una dea, ma
fondamentalmente sola, considerata solo un corpo bellissimo, ma non era un
corpo acefalo, sempre più spesso cominciò a ricorrere ad alcool e
barbiturici e ad essere costretta a ricoveri in case di cura. Nel 1962 uscì il suo ultimo film, Gli
spostati, con Clark Gable e James Dean, e cominciò a girare
Something got to give, con Dean Martin, ma, a causa dei continui
ritardi, delle sbornie e delle crisi isteriche, fu licenziata dal set. Un mese dopo, nella notte fra il 4 e il 5
agosto, fu ritrovata senza vita nella sua casa, apparentemente suicida,
per un’overdose di barbiturici, ma le cause della sua morte ancora oggi
restano avvolte nel mistero. Lontana dai clamori e dalle luci, celata
nell'ombra, tenera, fragile e smarrita, ma critica e consapevole, Marilyn
aveva scritto dei versi, forse per ritrovarsi. La solitudine impostale dal gioco delle
parti, l'essere e l'apparire, la consapevolezza di essere una donna
sdoppiata, la morte, sono questi i temi che si ritrovano nelle sue poesie,
molto tristi, alcune molto belle, scritte di nascosto, s'ignora quando,
forse nelle lunghe ore notturne trascorse insonni lottando contro le
insicurezze, i dubbi, le paure, le ansie e le nevrosi, tenute ben nascoste
nei cassetti, come lacrime inghiottite. Le sue poesie ci raccontano la sua storia,
sono riflessioni sulla sua vita di diva ben truccata, dai capelli
platinati, esposta alla mondanità, donna altra da sé; ci raccontano
l’amara solitudine della sua anima, che tutti intorno si ostinavano ad
ignorarle; ci raccontano la sua consapevolezza d’essere intrappolata in un
destino dal quale non aveva scampo. Costanti nei suoi versi la percezione di se
stessa come fantoccio ed i cupi presagi di morte che, in quella fatidica
notte, in modi e circostanze ancora misteriosi, giunse a strapparla alla
vita, sottraendola al mondo e consegnandola per sempre al mito.
Di tanto in tanto
faccio delle rime
ma non prendetevela
con me.
All'inferno, so benissimo
che non si vende;
quel che voglio dire
è quel che ho in testa.
Dipingere i piatti
dipingere i desideri
con i pensieri
che volano via
prima che muoia
e pensare
con l'inchiostro.
Quel che ho dentro nessuno lo vede
ho pensieri bellissimi che pesano
come una lapide.
Vi supplico, fatemi parlare!
Sono orribile
ma datemi tempo
mi truccherò la faccia
ci metterò sopra
qualcosa di splendente
e sarò di nuovo
Marilyn Monroe.
Trentacinque anni vissuti
con un corpo estraneo
trentacinque anni
con i capelli tinti
trentacinque anni
con un fantoccio.
Ma io non sono Marylin
io sono Norma Jean Baker
perché la mia anima
vi fa orrore
come gli occhi delle rane
sull' orlo dei fossi?
Non piangere bambola mia
ora ti prendo e ti cullo nel sonno...
Aiuto, aiuto,
aiuto, sento la vita avvicinarsi
mentre
tutto quello che voglio è morire.
(Morirei se potessi)
Come son belli
quegli uccelli che volano.
Perché li uccidono?
Un uccello non ha scampo
quando vola.
E' crudele uccidere chi
non ha scampo.
Il mio involucro invecchia
ma io devo ancora nascere.
(poesie tratte da
Paralleli, Marylin,
anno II, n.8, Editoriale Domus, agosto, 1992.)
Francesca Santucci
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