Francesca Santucci
MARIA CALLAS
(1923-1977)
("Donne protagoniste", Il Foglio. maggio 2004)
Maria Callas morì nella notte fra il 15 e
il 16 settembre del 1977, probabilmente suicida per ingestione di
sonnifero, ma il medico parlò genericamente di collasso
cardiocircolatorio; il corpo fu frettolosamente cremato e, rispettando le
sue volontà, le ceneri furono disperse nel mar Egeo.
Sono trascorsi 25 anni dalla sua tragica
morte, avvenuta in assoluta solitudine nella casa parigina di Rue Georges
Mendel, dove viveva da reclusa dopo l’abbandono di Onassis, sola con i
suoi domestici, placando le angosce con i tranquillanti, ascoltando e
riascoltando le registrazioni del passato che le restituivano con l'intatto
vigore di un tempo la sua voce di soprano vibrante e appassionata, quella
che aveva infiammato gli animi ed entusiasmato i teatri di tutto il mondo
e che ora più non ne aveva l’eguale potenza.
L’ultima foto che la ritrae, alla
vigilia della morte, rimanda l’immagine di una donna sola, dal volto stanco, gonfio, che ha in mano
una torta con cui festeggia il compleanno del suo cane, eppure per trent’anni, fra trionfi e
successi artistici e mondani, amicizie importanti ed amori intensi, fra liti e dispute con
gli altri cantanti, ferree diete per dimagrire e raggiungere perfezione
anche nell’aspetto fisico, la sua vita si era snodata tutta all’insegna
dell’attivismo.
Fu una grande personalità Maria, un
indiscutibile talento drammatico, un evento irripetibile nella
storia della lirica (La
congiunzione di stelle che si sono incontrate per creare un astro così
completo e perfetto come Maria Callas non potrà ripetersi mai più,
così disse Zeffirelli), una voce che, per un trentennio, incantò
il mondo intero, ma fu anche una donna che trascorse in tristezza gli
ultimi anni della sua vita, costretta ad assistere al declino della sua
grande dote, e forse anche per questo decise di lasciarsi morire.
Furono gli anni del viale del tramonto i
suoi ultimi; disperata, ma non rassegnata, si oppose energicamente alle
adulatorie proposte offertele da registi teatrali e cinematografici che volevano riportarla sul set, lasciandola
recitare ma proponendole di cantare in playback.
Ed anche dopo la sua morte qualche regista
pensò di riproporla all’attenzione del pubblico sottolineandone l’aspetto
mondano, quello di una vip tra i vip, legandola esclusivamente al mondo
degli Onassis e dei Kennedy, ma Maria non è assolutamente solo la storia
della diva della lirica frequentatrice della vita mondana.
Maria è la storia di un’Artista dall’insuperabile
potenza vocale, di una perfezionista di assoluto rigore e grande
disciplina, quella che affascinò e conquistò il mondo con la sua voce e
con l’interpretazione intensa dalle ricche sfumature psicologiche dei
personaggi di volta in volta interpretati, come Carmen, come Violetta,
come Tosca con cui, a soli 42 anni, dopo 25 anni di carriera, diede l’addio
alle scene.
Maria è anche la storia di una Diva, quella che
frequentò il jet set, viaggiò in crociere sui panfili dei miliardari,
partecipò a feste favolose ed ebbe gioielli e toilette da favola.
Maria è soprattutto la storia di una
donna, forte e fragile insieme, quella che patì i chili in soprappeso e
poi si sottopose ad una ferrea dieta per perderli, quella che amò
appassionatamente un uomo ricco e potente (l’armatore greco Onassis) e
ne fu abbandonata/umiliata per un’altra donna (Jacqueline Kennedy), quella che da lui
ebbe un figlio morto a poche ore dalla nascita e che si rifiutò di
riconoscere, quella che fu legata da grande amicizia agli intellettuali
dell’epoca, come Visconti, Pasolini, Zeffirelli, e che poi finì i suoi
giorni da sola, logorata dalla depressione, privata della perfezione della
sua bella voce, che s’era andata spegnendosi sempre più, sempre più,
fino a divenire silenzio, estremo silenzio.
Francesca
Santucci