Piergiorgio Cavallini
Quando non c'è energia, non c'è colore, non c'è forma, non c'è vita.
Notre introduttive al saggio Donne di Caravaggio, di Francesca
Santucci
Kimerik
2015
Non nasconde,
Francesca Santucci, una spiccata simpatia per il Caravaggio. Già nel
saggio Il volto del Gigante, pubblicato nel volume Suggestioni e
meraviglie, del 2009, e ripresentato in occasione della manifestazione
“Bentornato Caravaggio 2012”, mostrava interesse per la figura di questo
artista, che nel panorama della pittura del Seicento in Italia si poneva -
sono parole sue - come un personaggio "esplosivo, geniale, solo": tre
aggettivi che ben ne individuano le caratteristiche personali, artistiche
e biografiche, che l'Autrice ha ripreso ed approfondito nel presente
lavoro. Ma oltre che nel saggio testé citato, lei stessa si era già
occupata del Nostro anche nel saggio Orsola, nel volume Virgo
virago, del 2008, e in altri due saggi, il primo, dal titolo Il
martirio di Sant'Orsola. L'ultimo Caravaggio, e il secondo,
Natura morta e Caravaggio, presentati all'evento “”Bentornato
Caravaggio 2013”. Francesca Santucci ha
fatto della "letteratura al femminile" il suo cavallo di battaglia (non a
caso gestisce magistralmente un sito omonimo nella Rete) ed anche quando
l'artista, come quello oggetto di questo scritto, non è "femminile", la
presenza femminile è tuttavia pregnante, direi che nella fattispecie è
decisiva, in quanto ispiratrice non solo di capolavori ma anche di
passioni vitali. Donne modelle, muse ispiratrici e amanti, ma anche donne
"istituzionali" nella vita dell'artista, come la madre Lucia Aratori, o
benefattrici come la Marchesa di Caravaggio Costanza Sforza Colonna o
Olimpia Aldobrandini, redentrice di
prostitute. Come in
tutti i suoi saggi che ho avuto la occasione di leggere, l'Autrice riesce
a rendere piacevole, con una scrittura piana e scorrevole, con una cadenza
quasi romanzata, anche una materia non certo facile come la critica
d'arte, e soprattutto la rende usufruibile anche da parte di chi non è
esperto nel settore. Il saggio
è articolato su nove tematiche caravaggesche, organizzate
cronologicamente, da quella giovanile della buona ventura, a quella ultima
del martirio di sant'Orsola, attraverso santa Caterina d’Alessandria, la
testa di Medusa, Giuditta e Oloferne, la morte della Madonna, il
seppellimento di santa Lucia e Salomè con la testa del Battista. Per
ognuna di queste tematiche viene fornita una nutrita serie d'informazioni
che riguardano le caratteristiche fisiche dell'opera, la tecnica di
realizzazione, il suo inquadramento storico-sociale, i personaggi che vi
figurano, le modelle che per alcune sono state utilizzate (Fillide
Melandroni, Anna Bianchini,
Monica Calvi e Maddalena Antognetti),
i precedenti artistici ed i succedanei della tematica, con excursus non
solo tra i caravaggisti e post-caravaggisti, ma anche tra gli artisti
moderni. L'Autrice in modo garbato ma efficace non trascura neppure i
fatti di cronaca, come la decapitazione di una ragazza sedicenne accusata
di aver ucciso il padre violento e stupratore, Beatrice Cenci, avvenuta a
Roma nel 1599, di fronte a Ponte Sant’Angelo, dopo che aveva subìto le
torture degli sbirri di papa Clemente, descrivendoci con tratti sapienti
il mesto corteo notturno dei romani che portavano fiori e candele sul
luogo dove era stata esposta la sua testa mozzata, evento che avrebbe
ispirato, oltre a quelle pittoriche (e - ci suggerisce l'Autrice - anche
la caravaggesca figura di Giuditta in Giuditta e Oloferne), opere
letterarie, musicali, teatrali e cinematografiche. O ancóra la vicenda di
Fillide (una delle modelle di Caravaggio) che da cortigiana diventò onesta
e poi, giocoforza, di nuovo cortigiana essendo stata cacciata da Roma
quando stava per sposare il ricco Giulio Strozzi. Ma, come
in tutti i saggi di Francesca Santucci, si individuano anche qui argomenti
trasversali alle varie tematiche trattate. Ad esempio la Roma della
Controriforma, con la prostituzione diffusa,
l'Ortaccio di via Ripetta "covo di donne e uomini di malaffare", un
excursus sugli zingari e sulle ragioni per cui erano malvisti (giova
ricordare che la parola "zingaro" deriva dal greco athinganos
"intoccabile"), oppure ampie descrizioni sulla vita e sulle opere di altri
pittori caravaggisti, come quelle relative ad
Artemisia Gentileschi e a George de La Tour. E poi gli spostamenti di
Caravaggio da Milano a Roma, a Napoli, a Malta, a Siracusa, con le diverse
ispirazioni che dai varî luoghi e dalle varie situazioni gli derivarono e
gli accadimenti personali che si verificarono, senza tuttavia insistere
morbosamente sulla "vita privata" del pittore, cosa che invece
caratterizza spesso lavori consimili: non viene, ad esempio, affrontato il
tema della (presunta) omosessualità di Caravaggio, cosa che, in linea con
il "politicamente corretto" di oggi, sembra stare a cuore, più del fatto
artistico, a molti critici d'arte. Naturalmente, non mancano i riferimenti letterari ad autori del tempo che
hanno parlato di Caravaggio (primo fra tutti, Giovan Battista Marino), i
giudizi critici, i riferimenti letterari ad opere in cui sono stati
trattate le stesse tematiche delle opere descritte. Il tutto, corredato da
utili note e da una ricca bibliografia, fa di quest'ennesimo lavoro di
Francesca Santucci una lettura decisamente utile e piacevole ... da non
perdere. La mia
formazione accademica (filologia), i miei studî (dialettologia e cultura
materiale) e il mio lavoro (traduttore commerciale) mi tengono lontano
dalla pittura e dalle arti plastiche e figurative in generale, e sono
perciò grato all'Autrice per avermi dato l'occasione di rispolverare e
approfondire conoscenze sul Caravaggio che datavano a circa cinquant'anni
fa, al tempo delle lezioni di storia dell'arte al liceo classico della
Spezia. Ed ovviamente, ciò premesso, invito chiunque legga queste brevi
note a considerarle non un giudizio critico ma un parere epidermico e
spassionato di un appassionato lettore.
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