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Fortunato tene 'a rrobba bella e pe' chest adda allucca'
è 'na vita ca pazzeja p'e vie 'e chesta città.
Saluta 'e ffemmene a'ncoppa 'e barcune
viecchie, giuvene e guagliune
ce sta chi dice ca è l'anema 'e chesta città.
Furtunato tene 'a rrobba bella, nzogna nzò.1
Presente tutt’oggi nell’immaginario collettivo napoletano,
immortalato anche da Pino Daniele nel famoso brano “Furtunato”, contenuto nell’album “Terra mia”, era un vero personaggio il
venditore ambulante “Furtunato o tarallaro”,
Fortunato Bisaccia, figlio della vedova di un ufficiale di
Marina e di un cocchiere, cresciuto dalla sola madre tra
innumerevoli difficoltà.
In giacchetta e
cappello bianco, la sua divisa da lavoro, vendeva stuzzicanti
e appetitosi taralli sugna e pepe, che portava in giro su un
passeggino adattato a carrettino targato NA832075, sul quale
aveva incisa la scritta “La Ditta Fortunato. Lunedi chiuso per
riposo settimanale”.
Il
suo richiamo di vendita, che riecheggiava in tutti i
quartieri,
da Piazza Dante a Piazza Carità, per via Toledo e in tutti i
vicoli adiacenti a queste strade,
era:
" Furtunat' tene a rrobba bella, nzogna nzò". Le donne
calavano i panieri dai balconi e acquistavano i suoi
profumatissimi taralli.
È stato l’ultimo
tarallaro di Napoli, attivo fino alla fine degli anni ’80,
poi, ormai vecchio e malato per continuare a lavorare, la sua
voce si è spenta per sempre, ma la tradizione dei mitici
taralli sugna e pepe, in vendita ovunque nella città, nota
pittoresca del lungomare, dove si acquistano nei
caratteristici chioschetti e si consumano accompagnati da
birra ben fredda (ma un tempo andavano mangiati inzuppati
nell’acqua di mare), a Napoli continua.
Propongo qui la ricetta di mia madre per questo sfizio
tutto napoletano, che affonda le radici nel ‘700, che in
origine prevedeva un impasto da cuocere in forno costituito
solo da avanzi di pasta lievitata ai quali si aggiungeva un
po’ di “nzogna” (la sugna) e parecchio pepe, e che nell’800 si
arricchì di un prezioso elemento: le mandorle.
Il procedimento
è semplice, la doppia lievitazione richiede un po’ di tempo,
ma la bontà del risultato finale è assicurata!
Ingredienti per 30
taralli circa:
500 gr. di farina
150 gr. di sugna
30 gr. di lievito di
birra
250 gr. di mandorle
(metà pelate)
2 cucchiaini di pepe
nero
2 cucchiaini di sale
Preparazione
Sciogliere il lievito
con un dito d'acqua tiepida ed unirlo a 100 gr. di farina,
impastare, formare un piccolo panetto, incidere a croce sulla
superficie e porre a lievitare in una ciotola.
Quando avrà raddoppiato il volume, aggiungere la restante
farina, il sale, il pepe, la sugna (senza scioglierla), la
metà delle mandorle pelate tritate e tanta acqua tiepida
quanto basta per ottenere un bel panetto morbido e compatto da
lavorare energicamente sopra il piano di lavoro per 10/15
minuti. Dall’impasto pronto ricavare dei bastoncini dello
spessore di un dito e lunghi circa 15 cm., intrecciare i
bastoncini due alla volta e dare la forma tipica del tarallo,
a ciambella. Decorarli con le mandorle rimaste e porli a
lievitare su una tovaglietta infarinata finché non avranno
raddoppiato il volume (ci vorrà circa un’ora e mezza).
Terminata la seconda
lievitazione disporli su una teglia rivestita con carta da
forno e infornarli a 180 gradi, in forno preriscaldato, per
50-60 minuti.
1)
Furtunato vende cose buone e perciò deve gridare/
gioca da una vita/per le strade di questa città./
Saluta le donne affacciate ai balconi/vecchi, giovani e
ragazzi/ c’è chi dice che è l'anima di questa città.
/ Furtunato vende cose buone,
sugna, sugna.