Francesca Santucci

 

SOTTO IL MONTE: IL PAESE DI PAPA GIOVANNI XXIII

 

 

(AA.VV., "I segreti della Lombardia",  Rudis Edizioni  2024 )

 

 

Cari Figliuoli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero: qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera, osservatela in alto, a guardare questo spettacolo. La mia persona conta niente: è un fratello che parla a voi, diventato padre per la volontà di nostro Signore...

(Papa Giovanni XXIII, Discorso della Luna)

 

Era il 28 ottobre del 1958 quando il parroco gridò: “È lui…è lui!” In un attimo tutto il paese entrò in agitazione, le campane suonarono a festa e la gente si precipitò per le strade come impazzita di gioia. Da allora, nel piccolo borgo sconosciuto a tutti, senza nome sulle carte stradali, con le strade ancora lastricate di ciottoli, i rari cascinali disseminati tra i campi, i carretti trainati dai muli, due televisori in tutto il paese, dai pochi abitanti, poveri e abituati a nutrirsi solo di polenta, salame locale, bollito di manzo nei giorni di festa e vino rosso delle vigne circostanti, la vita non fu più la stessa.

Dalla sera in cui Angelo Giuseppe Roncalli, figlio di quella terra, fu eletto Papa col nome di Giovanni XXIII, Sotto il Monte diventò il paese più famoso del mondo, affollato da gente di ogni religione e razza, in visita alla chiesa, alla casa natale, al piccolo museo, al santuario della Madonna delle Caneve, all’abbazia di Sant’Egidio in Fontanella, in vero e proprio pellegrinaggio di fede o semplicemente attratta dal luogo che diede i natali al Papa buono, semplice, umile, che tanto amava i bambini recandosi a confortare anche quelli ammalati negli ospedali.

Oggi Sotto il Monte, oltre ad essere divenuto il maggior centro di pellegrinaggio della Bergamasca, è anche un luogo abbastanza agiato e le condizioni di vita della gente sono notevolmente migliorate. La grande affluenza di turisti è, sì, spirituale e religiosa, ma pure apportatrice di ricchezza per l’incremento del commercio di ricordi, ricordini e oggettistica varia che celebrano il Santo Padre. 

Il suo viso sorridente occhieggia, infatti, un po’ dovunque, e ci sono persino la torta Giovanni XXIII e il buon vino di Papa Giovanni, e altri prodotti vari acquistati altrove e qui rivenduti, ma sarebbe inesatto pensare a questa località come ad un’enorme fiera. Il paese, definito un grande santuario all’aperto, resta un angolo della Bergamasca abbastanza tranquillo, ed è ancora possibile rinvenirvi luoghi suggestivi che invitano al raccoglimento.

Tra i luoghi assolutamente da visitare ci sono la Cascina Palazzo, dove il 25 novembre del 1881 nacque Papa Giovanni, un agglomerato di misere case con il camino ancora nero, segno tangibile delle innumerevoli polente casalinghe che nutrirono i suoi poveri abitanti, e la Colombera, il rustico che appartenne alla famiglia Roncalli, con loggioni e scale in legno e, sotto il portico, il busto in bronzo del Papa.

Poi c’è la Cà Maitino, più dimora caritatevole che museo, luogo di vacanza a lui particolarmente caro, una villa di campagna tra i cipressi, di cui il Papa pagò regolarmente l’affitto, nelle cui stanze si trovano tanti suoi ricordi. All’ingresso un cartello avverte: Casa aperta alla preghiera, alla riflessione, ai buoni propositi.

Nella Prepositurale, chiesa dedicata a San Giovanni Battista, ci sono, poi, delle splendide tele settecentesche, con le due Pietà del pittore bergamasco Bartolomeo Nazzari e del veneziano Francesco Cappella: è qui che il 28 ottobre fu celebrata l’ultima sessione pubblica del processo per la beatificazione del Papa.

Accanto alla chiesa c’è la Cappella della pace, edificata dall’architetto Giovanni Muzio e definita libro aperto della vita del Papa buono, una vita spesa per la pace, dove la gente, entrando, deve poter respirare e sentire più che mai lo spirito di questo “uomo” buono. È, invece nella Chiesa di Santa Maria Assunta, della fine del’700, che si trova il fonte battesimale dove il Santo Padre fu battezzato.
Il Santuario della Madonna delle Caneve, eretto nel’700, è una caratteristica chiesetta ai piedi del monte Canto, bianca con il tetto di tegole rosse, e quattro colonnine che sorreggono il porticato. Si chiama Caneve dall’alterazione della parola bergamasca cantina, perché il maggior afflusso di pellegrini si è sempre avuto nel periodo della vendemmia.

A circa tre chilometri dal paese si trova, poi, una delle più belle chiese della Bergamasca, l’abbazia di Sant’Egidio in Fontanella, restaurata per iniziativa di padre David Maria Turoldo,  voce altissima della fede cristiana, che a Fontanella  trascorse gli ultimi anni della sua vita, fondando anche  il “Centro Studi Ecumenici Giovanni XXIII” ed inaugurando  la “Casa di Emmaus”.

Collocata in splendida posizione, in origine l’abbazia era un monastero dipendente dalla storica località della Borgogna, Cluny. Di stile romanico, è a tre navate, con tre absidiole decorate all’esterno da fregi e all’interno da affreschi del’400 e del’500. Custodisce, tra l’altro, un rinascimentale Cristo pantocrator assiso in trono, di autore ignoto, Cristo risorto, ed episodi della vita di Sant’Antonio del pittore bergamasco Evaristo Baschenis, uno dei maggiori artisti italiani del Seicento.

Gioiello dell’abbazia è il Polittico di Sant’Egidio, una pala dipinta su tavola attribuita a Giovanni Giacomo Gavasio da Poscante, autore pure bergamasco del XVI secolo. La pala, incastonata in una ricca cornice dorata e intagliata, nei tre pannelli centrali rappresenta sant'Egidio abate in abiti pontificali, seduto in trono, su sfondo blu; a destra sant'Agostino e a sinistra Papa san Gregorio Magno su sfondo oro. Sulla predella un tempo erano dipinti anche il Redentore morto, quattro angeli piangenti in adorazione e i dodici apostoli, tutti su sfondo oro, ma questa parte, purtroppo, nel 1973 venne trafugata.

Nel piccolo chiostro della chiesa, addossato sul lato destro, si trova, infine, un vero e proprio monumento di classica bellezza, la tomba di Teoperga, un piccolo sacello posto all’interno di un tempietto con un’ ampia arcata e due colonne basse. Sulla pietra tombale è scolpita in tutta l'altezza della persona una figura femminile dai tratti eleganti, adagiata sopra un drappo, con le mani incrociate, una corona sul capo e l’abito coperto da un mantello. Nel centro del sarcofago è scolpito uno stemma con mitra. Sia il sarcofago che la pietra tombale risalgono al Quattrocento.

Secondo la leggenda,  e come avvalorato da alcuni studiosi e storici bergamaschi, il monumento funebre conserverebbe le spoglie della regina Teutberga di Lotaringia, moglie del re Lotario II re dei Franchi. Ripudiata perché non era riuscita a dargli eredi figli, calunniata, costretta a confessare un incesto che non aveva commesso, fu costretta a diventare monaca, acquisendo fama di santità, divenendo, così, oggetto di culto. In realtà la Teoperga del monumento funebre era la sorella di Alberto da Prezzate, un cavaliere appartenente a una nobile famiglia longobarda che abbandonò le armi e si dedicò alla vita spirituale, donatore dell’appezzamento di terreno su cui sorse la chiesa e fondatore di Sant'Egidio. Insieme a suo fratello, Teoperga  fondò l’abbazia di Sant’Egidio e si prodigò in opere di carità.

Ad avvalorare questa tesi c’è una citazione nel Priorato di sant’Egidio dove si legge: domine Sancte Topergie matris nostre et fondatrix monasteri.

Tante, dunque sono le attrattive di questo piccolo borgo situato nella bassa collina bergamasca,. Vsitarlo può essere sia un itinerario spirituale e una testimonianza di fede e di devozione (per un Papa il cui ricordo resta incancellabile nella memoria di tutti , e per  un sacerdote coraggioso, Padre Turoldo, che fortemente si adoprò per il rinnovamento della Chiesa), sia un pretesto per conoscere un delizioso paesino lombardo, collocato alle pendici del monte Canto, il bel monte isolato, luogo di grande bellezza paesaggistica, ma anche, forse proprio per la solitudine geografica, di grande spiritualità, chiamato anche ‘monte dei frati’ perché punteggiato di monasteri e chiesette eremitiche, ricoperto da boschi di castagni e terreni coltivati con uliveti e vigneti,  solcato da numerosi torrenti, tra cui il più famoso è il Buliga (termine che in dialetto bergamasco significa “irrequieto”), e con un suggestivo panorama sulla pianura solcata dall’Adda.

A Sotto il Monte, dove si stabilì dopo la morte di Papa Giovanni XXIII e dov’è sepolto, dove tanta pace aveva ritrovato, Padre Turoldo si ispirò per le sue poesie, espressioni del suo animo oppresso dai travagli della Chiesa sferzata dai mutamenti sociali del tempo.

 

Sulla torre

 

E quando verrà,

quando verrà,  

lasciatemi

in qualche parte:

forse sulla torre

perché abbia

l’illusione

di vedere ancora

questa luce

e queste vigne;

e udire

la mia gente

cantare

i salmi della sera.

 

(David Maria Turoldo)

 

 

 

 

 

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