prefazione al libro di memorie di
Rodomonte Lenti
Ricordi di guerra
A. L. I. Penna d’autore, Torino,
2004
Il mondo ha bisogno della fraternità,
della bontà, della comprensione, della tolleranza, dell’amore; il mondo ha
bisogno della pace!
Da sempre i più illustri ingegni di ogni secolo e di ogni nazione, uomini
e donne di cultura, maestri di vita e di morale, letterati e scienziati,
ma anche persone semplici e comuni illuminate, si sono espressi a favore
della pace, consapevoli che esiste una sola inconfutabile verità: che la
guerra genera solo altra guerra e che reca in sé il germe di una
catastrofe immane.
Purtroppo la Storia è folta di pagine basate su nefasti esempi di
brutalità, oppressione e crudeltà, quando a prevalere è il brutale
istinto aggressivo, e spesso accade che, pur evoluto, l’uomo si comporti
esattamente come il suo antenato che usava la “ pietra” e la “ fionda”,
cioè la violenza, per imporsi, offendendo ed aggredendo, il vicino più
prossimo e quello geograficamente più distante.
Se consideriamo quante guerre sono state combattute, quante sofferenze e
miserie hanno causato, possiamo davvero pensare che l’aggressività è
caratteristica propria dell’uomo, non anche dell’animale, giacché quest’ultimo,
tranne qualche eccezione, mai uccide esseri della stessa specie, mentre
invece l’uomo uccide i suoi simili.
E tutte le generazioni, presto o tardi, si trovano a dover scegliere se
stare dalla parte della civiltà e della libertà o se fiancheggiare i
fautori dell’odio e dell’oppressione, proprio come successe nei tragici
anni vissuti da Rodomonte Lenti, che nei suoi “Ricordi di guerra” ha
voluto fissare sulla pagina, per documentarla alla nipotina e al mondo
intero, l’esperienza cruda e dolorosa vissuta da prigioniero in un campo
di lavoro tedesco, patendo mali avvilenti, come la fame, il freddo, le
malattie, la privazione del bene supremo, la libertà, sostenuto da
un’unica volontà, quella istintiva di sopravvivere, fisicamente e
moralmente.
E’ importante la sua testimonianza, narra una storia che ogni nonno
dovrebbe raccontare ai suoi nipoti, ma sono importanti tutti i libri di
memorie, testimonianze dolorose di chi ha vissuti gli anni cupi della
follia nazista e del conflitto mondiale, per richiamarne alla memoria gli
orrori e le crudeltà, e per ricordarci che mai più dovranno ripetersi, se
il genere umano vuole davvero proseguire sul suo cammino di cultura e
civiltà.
Perciò è necessario far risuonare la voce preziosa della generazioni che
hanno vissuto in prima persona quegli avvenimenti, e vigilare
continuamente sull’uomo (…se nell’uomo persiste o di nuovo si forma
l’animale, l’umanità dovrà lavorare a dissolverlo e risolverlo in sé,
ammonì il filosofo napoletano Benedetto Croce) e sulla pace, se vogliamo
che nel mondo, in un mondo più prospero e più libero per tutti, patria
senza confini, trionfino la fraternità, la giustizia e la libertà.
Francesca Santucci
(marzo 2004)