prefazione al libro di
Letizia Lanza
Il diavolo nella rete
Joker, giugno 2003
La scrittura resta: va sola per il mondo!
Sylvia Plath
Dopo l’iniziale diffidenza, inevitabile per tutto ciò che è
tecnologicamente nuovo, come già rilevato diversi anni or sono
dal sociologo Abruzzese( “ da sempre, una nuova tecnologia
rende inquieto l’individuo, poiché essa ha una natura doppia,
nasce dai nostri desideri…Il nuovo spaventa sempre, l’ingresso
in un nuovo territorio di cui non si conoscono le
caratteristiche, spaventa. Per di più questo territorio così
disponibile ad accogliere qualsiasi individuo, qualsiasi
comunità, si popola anche delle paure del passato…”), il mezzo
informatico, immediato, contemporaneo, globale, che pone in
contatto realtà diverse e lontane nello spazio, capace di
raggiungere velocemente la metropoli più evoluta o il
villaggio più sperduto, sembra essersi definitivamente
affermato, ed anzi in crescita sempre continua, come luogo di
comunicazione e d’informazione, ed anche di formazione e
fruizione culturale.
Soprattutto importante per il pensiero e per il sapere si
sta rivelando questo strumento, come intuito nel 1964, molto
prima che internet si diffondesse, da Marshall McLuhan che,
nel saggio Gli strumenti del comunicare, asserì:
“Oggi, dopo oltre un secolo d’impiego tecnologico
dell’elettricità, abbiamo esteso il nostro stesso sistema
nervoso centrale in un abbraccio globale…il nostro sistema
nervoso centrale viene tecnologicamente esteso sino a
coinvolgerci in tutta l’umanità”.
Ma anche Jean Jacques Servan Schrieber nel
1980, in Le Defì mondial, aveva profetizzato lo
sviluppo della rete, sottolineando la fondamentale importanza
dell’informazione nella nostra epoca e rilevando come le nuove
tecnologie elettroniche fossero in grado di spalancare
infiniti spazi alla conoscenza umana, in moderna chiave
interpretativa dell’antico messaggio galileiano che così
recitava: “Lo scopo della scienza non è tanto quello di porre
una barriera all’ignoranza ma di spalancare una porta verso
l’infinito sapere”.
Dopo la famiglia, dopo la scuola, dopo le biblioteche,
luoghi naturalmente deputati all’apprendimento e al sapere,
per il suo straordinario potere di offrire immediatamente, in
maniera “democratica”, proprio a tutti, una ricchezza
incredibile di dati, notizie ed informazioni, si sta imponendo
anche la rete.
E le donne, che lungamente hanno dovuto combattere per
emergere anche sulla scena culturale, dopo essere riuscite a
ritagliarsi spazi propri nel panorama letterario soverchiante
di penne maschili, ora non hanno più woolfianamente “stanze
tutte per sé” da rivendicare, se ne sono appropriate e
s’impongono protagoniste anche in questo scenario.
Hanno, infatti, trovato nella rete un nuovo canale
attraverso il quale veicolare emozioni e riflessioni e, ormai
sempre più numerose, lo scelgono/privilegiano per imporre la
loro scrittura, sia perché è un modo immediato di comunicare e
di far circolare il sapere, sia perché è un’indubbia ed
imprescindibile realtà che consente, in ricchezza e varietà,
scambi culturali, circolazione d’idee e confronto di opinioni.
Questo libro, che raccoglie appunto gli scritti in rete di
Letizia Lanza (15 interventi critici, acuti e brillanti,
idealmente suddivisi in 4 sezioni, David Maria Turoldo,
Scrittura femminile, Voci maschili, No war, che spaziano
dall’approfondimento di tematiche turoldiane, all’analisi di
testi poetici, a riflessioni dolorose, in tragica attualità,
contro la guerra e le guerre), pubblicati sul web nell’arco di
tempo tra il 2002 e il 2003, è un documento prezioso non solo
perché in essi l’Autrice, con la sua analisi accurata,
esplora ed illumina aspetti fondamentali della cultura e della
vita della nostra epoca e del passato, ma anche perché offre,
sulle varie tematiche e problematiche, culturali e sociali,
anche scottanti ed urgenti, il punto di vista femminile (ed è
verità universalmente accettata che pensiero femminile e
pensiero maschile, pur complementari, diversamente affrontino
temi e problemi).
Ma Letizia Lanza, pur essendo ben presente in rete, non è
scrittrice nata per la rete, la sua scrittura proviene da
molto lontano, dalla sua formazione, dal retroterra culturale
e dal personale percorso di crescita.
Dotta studiosa, raffinata cultrice dei classici greci e
latini, ai quali continua a guardare come punto di riferimento
anche per la modernità ( la sua curiosità intellettuale e le
profonde conoscenze del nobile passato sono già confluite in
diverse pubblicazioni), non è rigidamente ancorata ad una
visione tradizionale del sapere che continua a privilegiare
la pubblicazione cartacea (che, anche se sempre più va
diffondendosi l'e-book, il libro elettronico, tuttavia serba e serberà
sempre un indubbio valore, e proprio questo libro né è
testimonianza) ma, affascinata dal telematico, e consapevole
della validità e dell’efficacia del mezzo informatico, ben lo
piega ai suoi interessi culturali e ai suoi scopi divulgativi,
conservando immutato il modo personale di analizzare e
concatenare situazioni, eventi e persone, ed i dotti moduli
espressivi, imponendo il suo stile e non piegandosi mai alle
necessità del web che, nell’ottica dell’accessibilità e della
comprensibilità, purtroppo sovente tende all’eccessiva
sintesi, all’esemplificazione e al livellamento di linguaggi e
contenuti.
L’Autrice si offre, dunque, al lettore come una donna ben
ancorata nel presente, che ha pienamente compreso come la rete
possa essere uno straordinario veicolo di trasmissione
culturale ed un ulteriore strumento espressivo e
d’affermazione intellettuale delle donne, e che indaga da
protagonista, lucidamente e criticamente, sugli avvenimenti,
esortando alla riflessione.
Il suo impegno letterario è costante, è un discorso di
approfondimento continuo, iniziato altrove, nei luoghi
accademici, che continua nel web, nella speranza che il suo
messaggio, del quale ha raccolto segnali che arrivano da un
lontano passato sempre vivo e vitale, sia accolto da tutti,
uomini e donne, in volontà di comprensione, perché “Tutti noi
influiamo l’uno sull’altro. E’ un’unica, immane vibrazione che
si irradia in ogni direzione”. (LEO BUSCAGLIA, Vivere,
amare, capirsi)
C’è una frase di Silvio Ceccato che è diventata ormai come
una sorta di slogan per la rete, e cioè: “Se tu mi dai una
moneta e io ti do una moneta ognuno di noi ha una moneta.Se tu
mi dai un’idea e io ti do un’idea ognuno di noi ha due idee”.
Ecco, l’auspicio è che Letizia Lanza continui ancora a
scrivere per il web, ma non solo, contribuendo, con la ricchezza e la
qualità dei suoi scritti, al collettivo accrescimento
culturale e ponendosi come esempio, affinché sempre più donne
siano incoraggiate ad emularla, offrendo così anche in rete il
loro differente sguardo sulla realtà.
Francesca Santucci
(giugno 2003)