Francesca Santucci
NATALE IERI
(Francesca Santucci, Tornasse a me la tua voce una mattina, LucaniArt 2017)
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Gerrit Van Honthorst, detto Gherardo Delle Notti (1590-1656), Natività (1621) - Galleria degli Uffizi, Firenze.
Non l’arido deserto che alberga oggi nel cuore,
Natale ieri era l’armonia, la liturgia del sacro e del profano,
la Messa di mezzanotte fra l’acre odor d’incenso, gli ori
e gli argenti di addobbi e paramenti, le trine immacolate
del camice del prete solenne e riverente sopra l’altare in festa.
Adagiato fra i lini stava Gesù bambino, commossi in fila
da baciare oranti ai tremuli bagliori delle candele in fiamme.
Natale era il tepore della casa, il presepe fantasioso
con la grotta di Betlemme, la Madonna e San Giuseppe,
il bue e l’asinello, le pecore, i pastori, Benino addormentato,
la lavandaia, la zingara, il pescatore, l’oste, i Magi in processione
al povero giaciglio di paglia del Mistero: il Verbo fatto carne
nel ventre benedetto della Vergine Maria!
Natale era l’abete al centro della stanza coi fili colorati
in fuga in verticale, obliqui e orizzontali, i globi rossi e blu
e gli angeli vestiti di raso azzurro e bianco, le luci intermittenti,
mio padre non assente, i nonni in vita, il bulbo del giacinto
fiorito allo stupore di mia madre, con garbo per mesi coltivato.
Natale era poesia, candore ed innocenza, il mio sorriso
di bimba e i battimani all’allegria dei dolci di miele, cioccolato
e marzapane. Perfetta era la gioia, volavano a quel tempo
leggeri i miei pensieri, come la stella cometa dell’Oriente,
come gli angeli in fuga sul presepe, ambasciatori di un messaggio
certo, di speranza e comprensione, di perdono e amore:
squarciava il Buio la nascita del Redentore!