Luce

 

Non vago pensiero

molesto od ombra

 grande inquietante

 da sempre  in agguato

 acquattata

nei più profondi

meandri dell’inconscio,

confusamente

nei sogni percepita,

quando per mia madre

giunse l’ora 

la morte venne

tenebra  reale  ad occultare.

Fu, quello,  il tempo

della disperazione;

la terribile sconosciuta,

Atropo inesorabile, 

chirurgica si mostrò

tagliando  il filo,

ma il cordone dell’Amore

non recise, ché saldo a lei

ancora mi  costringe,

ed è luce nel buio,

presenza costante

nell’assenza,

per sempre Madrefiglia.

 

Francesca Santucci

 

 

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