Luce
Non vago pensiero molesto od ombra grande inquietante da sempre in agguato acquattata nei più profondi meandri dell’inconscio, confusamente nei sogni percepita, quando per mia madre giunse l’ora la morte venne tenebra reale ad occultare. Fu, quello, il tempo della disperazione; la terribile sconosciuta, Atropo inesorabile, chirurgica si mostrò tagliando il filo, ma il cordone dell’Amore non recise, ché saldo a lei ancora mi costringe, ed è luce nel buio, presenza costante nell’assenza, per sempre Madrefiglia.
Francesca Santucci
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