Francesca Santucci

La vedova nera

 (dall'antologia AA.VV.,  "Io donna in 200 parole", Apollo edizioni 2018)

 

 

 

Nessuno dovrebbe mai subire violenza, nessuna donna, mai, dovrebbe subire violenza, ma quanto diffusa è la violenza sulle donne in amore, e purtroppo talvolta capita che la povera infelice resti aggrappata alla sua illusione, alla quale non vuole rinunciare nemmeno quando si scontra con la realtà, allora il sogno diviene angusta prigione, dalla quale o non riesce ad evadere, oppure evade con un gesto estremo che da vittima la trasforma in carnefice.
Ricordo una donna che nel quartiere chiamavano la "vedova nera" perché aveva ammazzato suo marito. In gioventù aveva creduto al Principe azzurro e lo aveva atteso nutrendo romanticamente il suo immaginario. Era certa che il destino avesse in serbo per lei un uomo dal cuore gentile, e quando, finalmente, incontrò il suo futuro sposo, pura e incorrotta nel corpo e nell'anima, lo credette il suo ideale.
Purtroppo colui che diceva di amarla non era affatto gentile, ma violento e manesco, avaro di carezze, prodigo di sberle, alle quali inizialmente lei non si sottrasse, ritenendo anche quelle gesti d'amore, finché non si ribellò e armò la sua mano.
Scontata la pena tornò alla sua casa vuota, continuò ad indossare il lutto e ad amare il suo uomo fino alla fine dei suoi giorni, ostinatamente aggrappata al suo sogno di ragazza.

 

 

 

 

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