L'amore è un delirio che mette le ali.
Platone
Meraviglioso è il regno del mare! Nei primi cento metri, dove la luce del
sole ancora vivamente rischiara grotte, anfratti e speroni rocciosi,
sorgono bellissime balze corallifere bianco rosate, viluppo di rami e
tronchi intrecciati come merletti, festonate di ricci e di attinie simili
a grandi fiori multicolori, intorno alle quali si muovono in branchi
miriadi di pesci luccicanti d'ogni genere, piccoli ippocampi
saltellanti e luminescenti meduse, magica visione negli strati
superficiali con il largo ombrello perlaceo e i lunghi filamenti.
Via via che la profondità
aumenta, e la luce solare si allontana, il colore turchese intenso
dell'acqua diventa sempre più cupo, fino a sprofondare nella notte
perenne, quando persino l'ultimo tenue riverbero si estingue: ma anche qui
miracolosa pulsa la vita.
Creature del mare profondo fluttuano, alcune evanescenti come fantasmi,
altre trasparenti, altre dall’aspetto terrificante, altre completamente
cieche, altre con occhi telescopici rivolti verso l'alto per poter vedere
le prede stagliarsi contro il debole chiarore proveniente dalla
superficie, altre ancora bioluminescenti, dotate, cioè, di organi capaci
di produrre luce grazie alla loro fosforescenza, piccoli punti luminosi
che, laddove qualsiasi forma di vita vegetale a causa dell’oscurità è
assente, palpitano così vive e numerose da dare l'impressione di un cielo
stellato.
Splendidi nuotano Pesci-Pilota striati di nero e d'argento,
Pesci-Costellazione con cinque file di lumi dorati e purpurei, Pesci-Drago
dai denti lunghissimi e ricurvi, Pesci-Lanterna dall’enorme bocca di
colore argenteo o blu scuro, Pesci- Sauri, d’aspetto feroce per la
profonda bocca armata di grandi denti sporgenti, Pesci-Ascia dalla sagoma
assolutamente inconfondibile,
Pesci- Vipera, che nelle bocche hanno ben 350 organi
luminosi, che attraggono le prede con il loro lucore come se fosse il
bagliore di una stella. E poi ancora crostacei e gamberetti e vermi, e
stelle marine saldamente ancorate contro il fondo: creature tutte
straordinarie! Ma fra tutte le creature che abitano il mare un tempo la
più bella era la Principessa delle Onde. Pelle color di madreperla, grandi
occhi azzurri, gote rosate, labbra rosse come il corallo, lunghi capelli
dorati riccioluti come la spuma del mare quando il flutto s’increspa e
contro gli scogli s’infrange, voce melodiosa.
Non tardò molto a innamorarsi di lei il Re del Mare, tanto potente da
poter governare anche gli abissi più profondi, e capace, con un solo suo
gesto, di suscitare cavalloni così alti da toccare fin quasi il cielo. La
Principessa delle Onde sarebbe diventata la sua sposa: indiscutibile era
la sua volontà di sovrano!
La Principessa, pure lusingata dalla proposta del Re, dalla prospettiva di
diventare la Regina del Mare e dai meravigliosi doni che lui le aveva
inviato (perle delle più luminose, attinie e anemoni di mare in un
tripudio di colori, arancione, giallo, viola, lunghi rami di corallo
rossi, rosa e bianchi, conchiglie dalle forme più strane), non voleva
sposarlo. Rispettava grandemente il Re, ma sognava l’amore con qualcuno
che non fosse irrequieto e mutevole, ma tranquillo, costante, come una di
quelle stelle, fisse nel profondo blu della volta celeste, che,
spingendosi con la testa fuori dall’acqua, le braccia aggrappate ad uno
scoglio solitario, estasiata rimaneva a rimirare.
Ogni sera, infatti, quando il Sole scendeva sotto l’orizzonte e, piano
piano, la luminosa chiarità del cielo s’oscurava fino ad assumere una
tinta azzurro cupo, vellutata e profonda, e splendente si mostrava la
luna, la Principessa emergeva dalle acque e lungamente sostava ad ammirare
le meraviglie del cielo rifulgenti d’un magico, affascinante splendore: la
moltitudine immensa di quei puntini scintillanti come magnifici gioielli
nella gran volta celeste, le stelle, aggruppate in luminose costellazioni,
nelle quali le sembrava di vedere immaginari disegni raffiguranti umani
straordinari e favolosi animali, illuminati dal velo argenteo della
fluttuante via Lattea.
Ignorava la Principessa che qualcuno ogni notte con ansia attendeva che
lei comparisse per osservarla di nascosto: era il Signore delle
Costellazioni, che da tempo immemorabile dall’alto si affacciava a
guardare verso quel mondo ignoto, colorato e profumato, dove le scogliere
precipitavano verso tenebrose profondità sconosciute, sempre rapito da un
oscuro senso di sgomento al pensiero dell’abisso e delle misteriose
creature che si muovevano nel buio eterno del grembo marino, che
immaginava abitato da mostri spaventosi.
Una volta, però, era accaduto che aveva visto emergere dall’acqua scura la
Principessa che, aggrappata ad uno scoglio, per un po’ aveva rivolto il
suo viso verso l’alto. Era rimasto abbagliato dalla sua bellezza, dal suo
volto incorniciato da capelli color dell’oro che brillavano nel nero della
notte, e quando, poi, con voce melodiosa, lei aveva cominciato ad intonare
un canto sommesso, se ne era completamente invaghito: ma l’incanto poco
era durato, ché subito la Principessa si era tuffata e saldamente le acque
si erano richiuse su di lei.
Per diverse notti la scena si ripeté: la Principessa affiorò dalle acque,
intonò il suo cantò, poi si rituffò, finché il Signore delle
Costellazioni, sempre più affascinato, finalmente decise di mostrarsi.
E così una notte, appena la Principessa ebbe terminato il suo canto, le
stelle brillarono tutte insieme, illuminando, al centro della volta
celeste, il Signore delle Costellazioni, che apparve in tutto il suo
splendore, in scintillanti vesti colore dell’argento. Per rassicurarla,
dolcemente parlò alla creatura del mare, dapprima spaventata dal prodigio,
poi incuriosita da quella creatura del cielo di cosi bell’aspetto, con
grandi occhi blu, capelli color dell’ala dei corvi, voce suadente, modi
gentili.
E a lungo parlarono, ciascuno raccontando del suo mondo, di quello marino,
scrigno di tesori meravigliosi, abitato dalle più disparate e bizzarre
creature, guizzanti tra acque, ora chete ora agitate, dalle mille
sfumature di verde e d’azzurro, dal turchese più brillante fino al blu più
profondo, e di quello celeste, avvolgente come una morbida coperta
trapunta di mille fulgide stelle, e puntellato di placidi pianeti,
palpitanti di luce soave diffusa nella notte oscura fra gli infiniti spazi
dell’Universo.
Per notti e notti si ritrovarono, sempre più desiderosa di ascendere al
cielo la Principessa delle Onde, sempre più desideroso di accoglierla il
Signore delle Costellazioni, finché non fu chiaro ad entrambi di non poter
più fare a meno l’uno dell’altro.
Intanto il Re del Mare sollecitava il matrimonio, che la Principessa,
invece, con mille pretesti ritardava, poiché desiderava con tutto il cuore
rifiutare l’unione con il Re e accettare il matrimonio propostogli dal
Signore delle Costellazioni l’ultima notte che si erano visti.
Infine, immalinconita, la Principessa si ritirò nella grotta più nascosta
del mare, rifiutando il cibo, nutrendosi solo delle sue lacrime,
suscitando apprensione nel Signore delle Costellazioni che più non la
vedeva, e rabbia furibonda nel Re del Mare che, appresa ogni cosa dalle
Meduse (che, nei loro viaggi notturni, a tutti i colloqui d’amore avevano
assistito), cominciò a scatenare tremende tempeste, sferzando
violentemente la costa, sollevando in aria le barche dei malcapitati
pescatori, finché, sbollita l’ira, comprese che nulla avrebbe potuto
contro un sentimento tanto forte che stava conducendo a morte colei che
amava.
Allora il Re si recò nella grotta dove la Principessa languiva, e la
rassicurò dicendo che non solo la scioglieva dall’obbligo del matrimonio
ma, anzi, l’avrebbe aiutata a raggiungere il suo innamorato, non prima,
però, di aver mangiato per riprendere le forze.
E fu così che il Re del Mare scatenò una nuova tempesta, ma, stavolta, a
fin di bene, sollevando le acque in un grande solido muro contro il quale
fece appoggiare una lunghissima scala di bisso, realizzata con fili di
seta marina bruno-dorata prontamente filata dalle Sirene, lungo la quale,
illuminata nella sua ascesa alla volta celeste dallo straordinario raggio
di luce inviato dall’alto dal Signore delle Costellazioni, accompagnata
dai salti di gioia dei delfini, dei pesci luccicanti d'ogni genere,
persino dei piccoli ippocampi, si arrampicò la Principessa,
meravigliosamente abbigliata, con una veste rosso violacea colorata con
preziosissima porpora, e il collo, le orecchie e il capo adornati da
collana, orecchini e diadema d’iridescenti perle.
Finalmente insieme, grande fu la felicità dei due innamorati, e tanta
anche la gioia delle stelle, che più intensamente scintillarono, e dei
pianeti che, per qualche istante, accelerarono il loro moto.
E il Signore delle Costellazioni, in segno di riconoscenza verso il Re del
Mare che aveva saputo essere tanto comprensivo e generoso, staccò dalla
volta celeste una delle stelle più luminose e la lanciò fra le acque. Il
dono fu molto gradito al Re del Mare, che chiamò la stella “Stella della
sera”, e la tenne sempre come la più cara fra le sue creature.