Quando non sarai
più parte di me,
ritaglierò dal
tuo ricordo tante piccole stelle,
allora il cielo
sarà così bello che tutto il mondo
si innamorerà
della notte.
Shakespeare
Era bellissimo il Principe delle Stelle! Aveva i capelli del colore
dell’argento e gli occhi d’un celeste chiarissimo. Fiero, ritto sul suo
scintillante cocchio d’oro bianco, fra le mani stringeva le
redini luminose come raggi di luna, spronando i cavalli al galoppo negli
sconfinati spazi del suo regno, palpitante delle luci soavi delle fulgide
stelle e dei placidi pianeti.
Ogni notte, dal crepuscolo all’alba, calmo e silenzioso, illuminando della
sua diafana luce lo spazio blu, al suono della musica meravigliosa creata
dagli astri,trasvolava da un punto all’altro del cielo. Sotto l’occhio
benevolo della Luna, mai tralasciando la magica via Lattèa, somigliante a
un delicato velo ondeggiante nel firmamento, sorvolava i pianeti,
l’azzurra Terra, il rosso Marte,
il possente Giove,
il timido Saturno celato dietro
i suoi anelli, Venere splendente, il freddo e
oscuro Plutone, Mercurio,
il pianeta più vicino al Sole, e attraversava la moltitudine di stelle,
puntini scintillanti come diamanti nell’immensa volta celeste, dalle forme
di divinità, semidei, eroi e animali favolosi: l’Orsa Maggiore, Boote e
Arturo, l’Orsa Minore e la Stella Polare, Cassiopea e Borea, Andromeda e
Cefeo, Perseo e Pegaso, l’Auriga e la Capretta, la Corona Boreale e la
Perla, la Lira d’Orfeo e la bellissima Vega, il Cigno e l’Aquila, la zona
dello Zodiaco, le Jadi e le Pleiadi, Orione e la fulgida Sirio.
Tanta pace ovunque diffondeva al suo passaggio il Principe, al suo
apparire nel cielo placando in un soave riposo gli affanni del giorno di
tutti gli esseri viventi, gli uccellini ponendo il capo sotto l’ala, i
fiori serrando forte i loro petali, gli uomini sprofondando nel sonno
ristoratore, per poi ricominciare ogni attività immancabilmente
all’apparire del primo raggio di sole: gli uccellini spiccando nuovamente
il volo, i fiori schiudendo i petali, gli uomini riprendendo le
occupazioni frenetiche, il lavoro, le preoccupazioni, le ansie, i
conflitti e le guerre. E soltanto quando l’ultima stella si spegneva nel
cielo ormai rosa all’orizzonte, e sempre più chiaro e tenue diveniva il
riflesso della Luna, il Principe delle Stelle ritornava dal suo giro fra i
pianeti e le costellazioni, dirigendo il carro d’oro verso il perlaceo
castello di cristallo fluttuante fra gli astri, dove viveva in solitudine.
Ma un giorno decise di prendere moglie. Chiamate a raccolta tutte le
stelle, sue sorelle, si consultò con loro per scegliere una sposa che
fosse bella e pura di cuore, e che potesse adattarsi a vivere nel
firmamento. Allora una di loro si ricordò di una fanciulla, bella come una
stella, che spesso illuminava dall’alto durante le sue notti. Era una
giovinetta che abitava sulla Terra e che amava danzare da sola sulla riva
del mare dopo il tramonto. Ogni giorno, quando il sole si era ritirato, le
stelle incominciavano a tremolare nel cielo e i primi raggi lunari
rischiaravano le erbe e fiocamente illuminavano la sabbia d’una luce
argentea, al chiaro e tenue riflesso dell’astro notturno cominciava a
volteggiare leggera, con i lunghi capelli neri che sembravano danzare a
loro volta intorno al suo bel volto, sempre alzando il capo verso l’alto,
con espressione estatica, come se desiderasse ascendere al cielo e
divenire pure lei astro fra gli astri.
Disse la stella al Principe:
_“Séguimi, ti condurrò da lei. La guarderai dall’alto e giudicherai se
sarà degna della tua proposta”.
E il Principe, che aveva cieca fiducia nella sorella, la seguì col suo
carro d’argento, spronando più che mai in folle corsa i cavalli dal pelame
brillante come una cometa, per giungere quanto prima nel luogo dove
avrebbe potuto vedere la sua probabile futura sposa, verso la quale già
sentiva un grande trasporto.
Arrivati sul luogo indicato dalla sorella, la giovinetta non tardò molto a
comparire, e allora il Principe delle Stelle poté ammirarla danzare sulla
spiaggia, sfiorando con i suoi delicati piedini le onde del mare che,
scorrendo e mormorando, creavano una musica dolcissima. Con i suoi salti
nelle limpide acque suscitava arcobaleni di gocce e pizzi di bianche
spume, che si frangevano contro gli scogli moltiplicando le armonie del
mare, danzando libera e felice in quella freschezza e in quella
trasparenza. Solo quando si fece giorno e la sabbia, illuminata dai raggi
del sole, divenne del color dell’oro, dopo aver rivolto un ultimo sguardo
al pallido cielo, smise la danza.
Vederla ed amarla per il Principe fu tutt’uno. E, così, la notte
successiva nuovamente tornò a guardare la giovinetta, e ancora per molte
notti, finché, ormai rapito d’amore, decise di dichiararsi. Allora
lentamente col suo carro cominciò a discendere verso la riva del mare,
senza mai distogliere lo sguardo dalla fanciulla che, per nulla
impressionata dal prodigio, seguiva il suo percorso. Approdato sulla
spiaggia, il principe le si avvicinò. Con dolcezza le rivelò chi era, le
dichiarò il suo amore e le sue intenzioni e le donò il suo pegno d’amore:
un anello di platino con incastonato un romantico cuore di topazio
azzurro incorniciato da una fila di purissimi diamanti trasparenti . Dopo
aver baciato l’anello, lo infilò all’anulare della mano sinistra,
aggiungendo che, se lei avesse acconsentito a sposarlo, non solo sarebbe
diventata la Principessa delle Stelle, ma avrebbe potuto danzare a suo
piacimento, stella fra le stelle. La giovinetta accettò con gioia,
confidando al Principe bello e gentile che anche lei già lo amava, sin da
quando, una volta, lo aveva intravisto sul suo carro fra le nuvole, e con
tutto il cuore aveva sperato che anche lui si accorgesse di lei, e che
quando, danzando in riva al mare, volgeva il capo verso l’alto, era perché
sperava di scorgerlo.
Di fronte alla sincerità delle sue parole il Principe ancor di più l’amò.
Senza attendere oltre, le tese la mano, la fece accomodare sul suo carro
e se la portò via nel cielo stellato.
Subito furono celebrate le nozze con grande sfarzo e, siccome tutto il
cielo era in festa, ancor di più le costellazioni quella notte
scintillarono di vivida luce, illuminando gli sposi felici che
trasvolavano da una stella all’altra sul carro addobbato a festa, al
suono della musica più dolce che mai avesse prodotto l’eterno moto degli
astri.
Insieme in armonia gli sposi governavano il regno notturno, e, tenendo
fede alla parola data, il Principe lasciava che la sua Principessa
danzasse, e per giorni e giorni lei danzò, fulgida stella fra le amorevoli
stelle, innamorata, libera e felice, solo facendo attenzione a rientrare
nel castello di cristallo prima che il Principe del Sole, fratello del
Principe delle Stelle, uscisse con il suo carro d’oro, perché il suo
calore insostenibile, che tutto brucia, avrebbero potuto incenerirla. Ma
accadde che una volta si attardasse a danzare nella volta turchina, e
troppo tardi si voltasse per salire sul carro del Principe delle Stelle
per rincasare: nonostante il suo sposo la esortasse ad affrettarsi, un
raggio di Sole la colpì a morte, incenerendola di colpo. Il dolore del
Principe delle Stelle fu infinito, trascorsero i mesi, gli anni, i secoli,
ma non dimenticò mai la sua dolce sposa.
Tornato solo, nelle sue notti infinite, da allora continua a non darsi
pace e a rimpiangerla, e quelle scie che si vedono talvolta nel cielo, che
noi umani chiamiamo “stelle cadenti”, altro non sono che le lacrime
disperate dell’inconsolabile Principe delle Stelle che continua a piangere
la sua amata Principessa.