
Antonia Chimenti
Nota critica
La morte è prefigurata in maniera forte sulle tracce e per effetto della
morte reale di un essere caro, molto caro, la Madre.
Da questo evento tragico scaturisce il pianto/rimpianto, che in poesia si
traduce in visualizzazioni di desideri impossibili a realizzarsi,
evocatori di un mondo di favola, la favola della Bella Addormentata, che
si immagina inconsciamente di veder realizzata, quando chi amiamo ci
lascia:
“Un
bacio solo darei a risvegliarti”.
La triste realtà, tuttavia, è costituita dalla decomposizione fisica, pur
naturale, ma inaccettabile per il cuore di chi ama un essere caro. A
questo tema la Poetessa affida la sua addolorata e mesta riflessione, che
la fantasia accende di immagini raccapriccianti in “Sole non ti riscalda,
luce non ti ravviva”, “Cava testuggine ora è il tuo ventre”, “Rosea e
bianca di latte e liscia e morbida”.
Nella serie dei poemi “in mortem” emerge la diamantina e musicale
invocazione “Spero
che dolce sonno sia la morte”, il cui dolce fascino è
costituito dalla sapiente, armoniosa successione di vocali chiare e dalle
allitterazioni e dall’impressione di un incedere lento, solenne, quasi a
voler cullare questo sonno, dove la magia del canto di dolore e di
rimpianto sembra attutire, come il sonno, l’effetto devastante della
decomposizione (messo in rilievo da suoni onomatopeici ricorrenti), che
tuttavia procede implacabile e si fa strada, verso dopo verso, a
distruggere anche chi vive e ricorda.
Antonia Chimenti
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