Agnes Mary Robinson, Emily Brontë,cura
e traduzione di Maddalena De Leo, L'Argolibro,
Agropoli-Salerno 2018
recensione
Attendiamo sempre con profondo interesse e accogliamo con grande gioia noi
appassionati delle sorelle Brontë le pubblicazioni inerenti al loro mondo,
ancor di più se, poi, provengono da Maddalena De Leo, docente d’inglese,
traduttrice e scrittrice, acclarata studiosa brontëana,
consulente editoriale per l’Italia della rivista letteraria Brontë
Studies, sin dal 1975 socia e
referente italiana della
Brontë Society,
l’associazione culturale volta alla conservazione dei manoscritti e degli
oggetti personali delle Brontë. Profonda
conoscitrice della cultura e della civiltà anglosassone, Maddalena De Leo
alimenta di continuo la sua passione, non solo con lo studio e la
scrittura, ma anche con periodiche visite ad Haworth in particolare e, in
generale, nel Regno Unito. Basti ricordare le sue più recenti escursioni a
Penzance, in Cornovaglia, in visita alla città natale e alla casa
di Maria Branwell, la madre delle Brontë, per documentarsi prima di
scrivere il romanzo “La madre di Jane Eyre” (Neapolis Alma Edizioni,
Napoli dicembre 2013) e a Dorchester, cittadina nel Dorset, in
Inghilterra, dove nacque il romanziere e poeta Thomas Hardy, altro autore
inglese a lei molto caro, in esplorazione dei luoghi che lo ricordano: il
cottage natale, la casa a tre piani chiamata “Max Gate”, alla
periferia della città, oggi edificio d’interesse storico, da lui
progettata e fatta costruire per viverci e per ospitare i letterati del
tempo, e il “Dorset County Museum”, che conserva anche alcuni manoscritti
dei suoi romanzi più famosi. La passione per il mondo
Brontë
rende soprattutto noi donne, che da sempre amiamo in modo particolare le
tre famose sorelle (ciascuna di noi con nel cuore chi maggiormente
Charlotte, chi Emily, chi Anne), tutte sorelle spirituali: imprescindibile
guida si pone Maddalena De Leo,
che non solo con rigore da anni si occupa di tradurne e divulgarne
l’opera, ma partecipa attivamente anche a mantenerne sempre viva
l’attenzione, con presentazioni e conferenze e proponendo annualmente il
Premio
letterario De Leo- Brontë, giunto alla settima edizione, da
lei ideato e curato,
dedicato ogni anno a una diversa tematica brontëana o a un componente
della famosa famiglia,
e che prevede la pubblicazione in antologia dei migliori testi
partecipanti.
Quest’anno,
ricorrendo il bicentenario della nascita di Emily Brontë (1818-2018), per
omaggiarne degnamente il ricordo, oltre a dedicare interamente proprio a
lei il Premio Letterario, Maddalena De Leo ha profuso il suo impegno nella
traduzione in italiano, curata per “L’Argolibro”, della prima biografia
integrale di Emily, scritta da Agnes Mary Robinson
(1857-1944), scrittrice, saggista e critica letteraria, traducendo
addirittura dalla prima antica edizione, pubblicata in Gran Bretagna nel 1883. Il libro della Robinson nacque dall’esigenza di restituire giusta
considerazione a Emily Brontë, della quale era fervente ammiratrice, ma
che negli ambienti letterari era ritenuta un personaggio scomodo per il
suo romanzo così inquietante e sconcertante. Per scriverlo attinse alla
pubblicazione di Elizabeth Gaskell “La vita di Charlotte Brontë”, ma si
avvalse anche della collaborazione di quanti l’avevano conosciuta, persone
comuni di Haworth (come, ad esempio Martha Brown, che da giovane era stata
serva in casa Brontë) e di Ellen Nussey, amica di Charlotte sin
dall’infanzia e fino alla sua morte, custode di preziosi ricordi.
Ed era a Ellen Nussey che Agnes Mary Robinson inizialmente voleva
dedicare il libro, ma l’anziana donna, fedele alla memoria dell’amica e di tutti i Brontë, interruppe ogni rapporto quando si
accorse di come la scrittrice avesse insistito nel descrivere
negativamente Branwell,
definito vergogna1 e disgrazia nera,2
e quanto largamente si fosse soffermata sui dispiaceri causati con i
suoi comportamenti malsani all’intera famiglia.
In riscatto ed esaltazione di Emily Brontë, duplice era stata la
motivazione che aveva condotto la Robinson a soffermarsi sulle
scelleratezze di Branwell, che davvero sembra gravare come un’ombra
sull’intero libro: da un lato dimostrare che, nelle condizioni pietose in
cui il giovane versava, non avrebbe mai potuto scrivere “Wuthering Heights”,
come da taluni critici insinuato, dall’altro spiegare che era stato il suo
esempio negativo a ispirare in Emily la creazione di un personaggio
diabolico come Heathcliff e a suggerirle le atmosfere inquietanti del
romanzo che tanto avevano sconcertato e disorientato.
Articolato in diciotto capitoli, più un’introduzione e una considerazione
finale, nei quali parla dei familiari di Emily, della sua infanzia, della
scuola, di Haworth, della sua poesia, del suo grande romanzo e
dell’assurda morte (oltre che di quella di Branwell), il libro della
Robinson rivela tanti aspetti, oggi noti, al suo tempo inediti, di Emily,
attraverso il racconto di episodi e aneddoti anche non presenti nel libro
della Gaskell, appresi direttamente dagli abitanti di Haworth o da quelle
poche persone che, vincendone l’estrema riservatezza, erano riusciti a
entrare in contatto con lei.
Apprendiamo, così, di quanto Emily fosse indispensabile con la sua
efficienza nell’andamento domestico, di come si preoccupasse più degli
altri (umani e animali) che di se stessa, della sua natura eroica nei
momenti di difficoltà della famiglia, ma anche della timidezza in presenza
di estranei, e poi del sostegno incondizionato che offrì al fratello al
tempo del declino, unica fra le sorelle a non irrigidirsi o sdegnarsi di
fronte al suo comportamento, aiutandolo sempre, anche andandolo a
“recuperare” ubriaco dal Black Bull, il locale per bevitori situato a
Haworth, assiduamente da lui frequentato, addirittura sfidando il fuoco
per lui per salvarlo una sera dal letto in fiamme in cui giaceva ubriaco. Toccante, poi, la descrizione, delle sofferenze stoicamente sopportate
fino alla fine, mai pesando sugli altri, sempre in forte spirito
d’indipendenza, ed estremamente commovente, nell’imminenza della morte, il
racconto dell’episodio del pettine che, mentre sta pettinando i lunghi
capelli, le sfugge dalle mani e finisce nel camino e che, impossibilitata
a chinarsi, non riesce a raccogliere, ma resta a guardare mentre si
consuma. La Robinson, riporta, poi, anche alcuni episodi riferiti dalla Gaskell che
oggi sappiamo essere inesatti, ma che nulla tolgono al valore di entrambe
le opere delle scrittrici. Ad esempio, per quanto riguarda il reverendo
Patrick Branwell, il padre delle famose sorelle, indubbio è che, come
religioso, dovette essere misurato nel cibo, ma è altamente improbabile
che, come ripreso dalla Robinson, avesse imposto la “regola” di escludere
la carne dall’alimentazione dei figli. A smentire che in casa Brontë
vigesse questa regola in un appunto di Emily troviamo scritto:
A cena avremo Manzo Bollito, Rape, patate e torta di mele.3 Fu molto importante la pubblicazione della biografia di Emily di Agnes
Mary Robinson perché, nonostante talune imprecisioni ed esagerazioni, ne
veicolò in Europa e in tutto il mondo una nuova e più completa immagine,
come donna e come scrittrice. Di pari importanza, assolutamente
imperdibile, si pone, oggi, la sua traduzione operata da Maddalena De Leo
che, secondo il suo stile e il suo sentire, arricchisce di nuove sfumature
l’opera della Robinson, consentendoci di accostarci nella nostra lingua a
quest’opera e di apprendere importanti aspetti della personalità di Emily,
sconosciuti o poco esaltati. Aderente e conforme allo spirito del testo e all'atmosfera,
restandone fedele, ma adattando la
traduzione in grande padronanza tecnica, in bella prosa
fluida, elegante, essenziale, moderna, Maddalena De Leo conferisce nuova
freschezza e vitalità al
libro della Robinson.
George Steiner, critico e teorico della letteratura, asseriva che senza
la traduzione abiteremmo in province confinanti con il silenzio. Non
possiamo non essere grati a Maddalena De Leo che, con il suo lavoro
certosino, il consueto appassionato impegno allo studio del mondo Brontë,
ci permette di leggere l’importante biografia di Agnes Mary Robinson,
strappando ancora una volta dal silenzio dei secoli Emily, la cui vita così
bruscamente si spense ma che, più palpitante che mai, attraverso l’armonia
delle pagine da lei mirabilmente tradotte, torna a rivivere.
( marzo 2018)
1)
De Leo M., Agnes Mary Robinson Emily Brontë, L’Argolibro 2018.
2) Op. cit.
3)Muriel Spak., Emily Brontë La vita,
lettera del 24 novembre 1834.
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