Francesca Santucci

 

Agnes Mary Robinson, Emily  Brontë,cura e traduzione di Maddalena De Leo,  L'Argolibro, Agropoli-Salerno 2018

recensione

 

 

 

Attendiamo sempre con profondo interesse e accogliamo con grande gioia noi appassionati delle sorelle Brontë le pubblicazioni inerenti al loro mondo, ancor di più se, poi, provengono da Maddalena De Leo, docente d’inglese, traduttrice e scrittrice, acclarata studiosa brontëana, consulente editoriale per l’Italia della rivista letteraria Brontë Studies, sin dal 1975 socia e referente italiana della Brontë Society, l’associazione culturale volta alla conservazione dei manoscritti e degli oggetti personali delle Brontë.
P
rofonda conoscitrice della cultura e della civiltà anglosassone, Maddalena De Leo alimenta di continuo la sua passione, non solo con lo studio e la scrittura, ma anche con periodiche visite ad Haworth in particolare e, in generale, nel Regno Unito. Basti ricordare le sue più recenti escursioni a Penzance, in Cornovaglia, in visita alla città natale e alla casa di Maria Branwell, la madre delle Brontë, per documentarsi prima di scrivere il romanzo “La madre di Jane Eyre” (Neapolis Alma Edizioni, Napoli dicembre 2013) e a Dorchester, cittadina nel Dorset, in Inghilterra, dove nacque il romanziere e poeta Thomas Hardy, altro autore inglese a lei molto caro, in esplorazione dei luoghi che lo ricordano: il cottage natale, la casa a tre piani chiamata “Max Gate”, alla periferia della città, oggi edificio d’interesse storico, da lui progettata e fatta costruire per viverci e per ospitare i letterati del tempo, e il “Dorset County Museum”, che conserva anche alcuni manoscritti dei suoi romanzi più famosi.
La passione per il mondo
Brontë rende soprattutto noi donne, che da sempre amiamo in modo particolare le tre famose sorelle (ciascuna di noi con nel cuore chi maggiormente Charlotte, chi Emily, chi Anne), tutte sorelle spirituali: imprescindibile guida si pone Maddalena De Leo, che non solo con rigore da anni si occupa di tradurne e divulgarne l’opera, ma partecipa attivamente anche a mantenerne sempre viva l’attenzione, con presentazioni e conferenze e proponendo annualmente il Premio letterario De Leo- Brontë, giunto alla settima edizione, da lei ideato e curato, dedicato ogni anno a una diversa tematica brontëana o a un componente della famosa famiglia, e che prevede la pubblicazione in antologia dei migliori testi partecipanti.
Q
uest’anno, ricorrendo il bicentenario della nascita di Emily Brontë (1818-2018), per omaggiarne degnamente il ricordo, oltre a dedicare interamente proprio a lei il Premio Letterario, Maddalena De Leo ha profuso il suo impegno nella traduzione in italiano, curata per “L’Argolibro”, della prima biografia integrale di Emily, scritta da Agnes Mary Robinson (1857-1944), scrittrice, saggista e critica letteraria, traducendo addirittura dalla prima antica edizione, pubblicata in Gran Bretagna nel 1883.
Il libro della Robinson nacque dall’esigenza di restituire giusta considerazione a Emily Brontë, della quale era fervente ammiratrice, ma che negli ambienti letterari era ritenuta un personaggio scomodo per il suo romanzo così inquietante e sconcertante.  Per scriverlo attinse alla pubblicazione di Elizabeth Gaskell “La vita di Charlotte Brontë”, ma si avvalse anche della collaborazione di quanti l’avevano conosciuta, persone comuni di Haworth (come, ad esempio Martha Brown, che da giovane era stata serva in casa Brontë) e di Ellen Nussey, amica di Charlotte sin dall’infanzia e fino alla sua morte, custode di preziosi ricordi.
Ed era a Ellen Nussey che Agnes Mary  Robinson inizialmente voleva dedicare il libro, ma l’anziana donna, fedele alla memoria dell’amica e di tutti i Brontë, interruppe ogni rapporto quando si accorse di come la scrittrice avesse insistito nel descrivere negativamente  Branwell, definito vergogna1 e disgrazia nera,2 e quanto largamente si fosse soffermata sui dispiaceri causati con i suoi comportamenti malsani all’intera famiglia.
In riscatto ed esaltazione di Emily Brontë, duplice era stata la motivazione che aveva condotto la Robinson a soffermarsi sulle scelleratezze di Branwell, che davvero sembra gravare come un’ombra sull’intero libro: da un lato dimostrare che, nelle condizioni pietose in cui il giovane versava, non avrebbe mai potuto scrivere “Wuthering Heights”, come da taluni critici insinuato, dall’altro spiegare che era stato il suo esempio negativo a ispirare in Emily la creazione di un personaggio diabolico come Heathcliff e a suggerirle le atmosfere inquietanti del romanzo che tanto avevano sconcertato e disorientato.
Articolato in diciotto capitoli, più un’introduzione e una considerazione finale, nei quali parla dei familiari di Emily, della sua infanzia, della scuola, di Haworth, della sua poesia, del suo grande romanzo e dell’assurda morte (oltre che di quella di Branwell), il libro della Robinson rivela tanti aspetti, oggi noti, al suo tempo inediti, di Emily, attraverso il racconto di episodi e aneddoti anche non presenti nel libro della Gaskell, appresi direttamente dagli abitanti di Haworth o da quelle poche persone che, vincendone l’estrema riservatezza, erano riusciti a entrare in contatto con lei.
Apprendiamo, così, di quanto Emily fosse indispensabile con la sua efficienza nell’andamento domestico, di come si preoccupasse più degli altri (umani e animali) che di se stessa, della sua natura eroica nei momenti di difficoltà della famiglia, ma anche della timidezza in presenza di estranei, e poi del sostegno incondizionato che offrì al fratello al tempo del declino, unica fra le sorelle a non irrigidirsi o sdegnarsi di fronte al suo comportamento, aiutandolo sempre, anche andandolo a “recuperare” ubriaco dal Black Bull, il locale per bevitori situato a Haworth, assiduamente da lui frequentato, addirittura sfidando il fuoco per lui per salvarlo una sera dal letto in fiamme in cui giaceva ubriaco.
Toccante, poi, la descrizione, delle sofferenze stoicamente sopportate fino alla fine, mai pesando sugli altri, sempre in forte spirito d’indipendenza, ed estremamente commovente, nell’imminenza della morte, il racconto dell’episodio del pettine che, mentre sta pettinando i lunghi capelli, le sfugge dalle mani e finisce nel camino e che, impossibilitata a chinarsi, non riesce a raccogliere, ma resta a guardare mentre si consuma.
La Robinson, riporta, poi, anche alcuni episodi riferiti dalla Gaskell che oggi sappiamo essere inesatti, ma che nulla tolgono al valore di entrambe le opere delle scrittrici. Ad esempio, per quanto riguarda il reverendo Patrick Branwell, il padre delle famose sorelle, indubbio è che, come religioso, dovette essere misurato nel cibo, ma è altamente improbabile che, come ripreso dalla Robinson, avesse imposto la “regola” di escludere la carne dall’alimentazione dei figli. A smentire che in casa Brontë vigesse questa regola in un appunto di Emily troviamo scritto:
A cena avremo Manzo Bollito, Rape, patate e torta di mele.3
Fu molto importante la pubblicazione della biografia di Emily di Agnes Mary Robinson perché, nonostante talune imprecisioni ed esagerazioni, ne veicolò in Europa e in tutto il mondo una nuova e più completa immagine, come donna e come scrittrice. Di pari importanza, assolutamente imperdibile, si pone, oggi, la sua traduzione operata da Maddalena De Leo
che, secondo il suo stile e il suo sentire, arricchisce di nuove sfumature l’opera della Robinson, consentendoci di accostarci nella nostra lingua a quest’opera e di apprendere importanti aspetti della personalità di Emily, sconosciuti o poco esaltati. 
Aderente e conforme allo spirito del testo e all'atmosfera, restandone fedele, ma adattando la traduzione in grande padronanza tecnica, in bella prosa fluida, elegante, essenziale, moderna, Maddalena De Leo conferisce nuova freschezza e vitalità al
libro della Robinson.
George Steiner, critico e teorico della letteratura, asseriva che senza la traduzione abiteremmo in province confinanti con il silenzio. Non possiamo non essere grati a Maddalena De Leo che, con il suo lavoro certosino, il consueto appassionato impegno allo studio del mondo Brontë, ci permette di leggere l’importante biografia di Agnes Mary Robinson, strappando ancora una volta dal silenzio dei secoli Emily, la cui vita così bruscamente si spense ma che, più palpitante che mai, attraverso l’armonia delle pagine da lei mirabilmente tradotte, torna a rivivere.

( marzo 2018)

 

1) De Leo M., Agnes Mary Robinson Emily Brontë, L’Argolibro 2018.

2) Op. cit.

3)Muriel Spak., Emily Brontë La vita, lettera del 24 novembre 1834.

 

 

 

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