Francesca Santucci

 

Antologia di poeti classici e contemporanei

 GPM Edizioni 2024

Francesca Santucci, studiosa dell’antico e del femminile, che da anni divulga attraverso i suoi libri e sui suoi canali in rete, ha pubblicato  raccolte di saggi, poesie, racconti e fiabe. Appassionata delle sorelle Brontë, ha pubblicato articoli sul notiziario italiano della Brontë Society e nel 2012 ha vinto la Prima Edizione del Concorso Letterario De Leo- Brontë per la sezione racconti con il racconto “Il mio mondo”, ispirato ad Emily Brontë. Inoltre, nel 2019 la Casa Editrice Kimerik ha ricevuto il premio Microeditoria di qualità per il suo libro "Il mondo di Emily Brontë”.

Premiata in diversi concorsi, nel 2021 si è classificata al secondo posto al Premio Dragut con il racconto “Storia di Cosima” e ha vinto ex aequo il contest letterario di poesia “Il matrimonio di Mara” promosso da Oubliette Magazine e dalla Casa Editrice Tomarchio. Nel 2023 si è classificata al primo posto per la saggistica al “Premio per le Arti  Quia Marta Redolfi” . Nel 2004 ha ricevuto il Premio Speciale della Giuria per la sezione poesia inedita al  Premio “Ossi di seppia” dedicato ad Eugenio Montale.

 

SERA D’ESTATE

Sera d’estate.

Tra i ronzii dei bombi

e i versi striduli

delle pazze gazze

fra i rami attardate,

sonnolento e lento

declina il giorno,

si fa scuro il cielo.

Oltre gli azzurri  vetri

dello spento focolare

fra le stelle,

che a mille a mille brillano,

ecco, piano, con il suo splendore,

la luna bianca avanzare.

Più sola non sono:

sembra Natale!

 

SE NEL CIELO IL MIO SGUARDO SPAZIA

 

Nei giorni assolati o di tempesta,

nelle notti calme o di bufera,

oltre le nuvole e il sole,

la luna e le stelle,

chiaro il tuo volto scorgo

se nel cielo il mio sguardo spazia.

 Allora, diventa luce il buio,

sorriso il pianto,

s’annulla la distanza,

e oceano inquieto più non è

questo mare che da te mi separa

ma placido fiume

che alla sua foce torna.

UN TEMPIO FU IL TUO VENTRE, MADRE

Macigni sopra il petto

sono le ore della notte

di continuo solcate

dal  mio pensiero

che a vele spiegate

verso note rotte vaga.

 

Come se fosse vento,

fra i meandri dei ricordi

subdolo s’insinua,

prepotente corre

e il cuore strazia.

 

L’eco lo accompagna

di un antico pianto:

il mio vagito  

di neonata  disperata

all’atroce strappo.

 

Chiara la luna

sopra il mio dolore

splende

ricordando che un tempio

fu il tuo ventre, madre.

 

 

 

 

 

 

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